lunedì 13 settembre 2010

Netanyahu: "Fermiamo le colonie Ma l'Anp riconosca lo stato ebraico"





A due giorni dal vertice israelo-palestinese di Sharm el-Sheikh (Egitto) e mentre si registrano tre vittime palestinesi dell’artiglieria israeliana a Gaza, il premier Benyamin Netanyahu ha promesso di congelare le colonie in cambio del riconoscimento dello Stato ebraico da parte dell'Anp.

Per Netanyahu se da parte palestinese ci sarà il necessario impegno, «entro un anno si potrà raggiungere un accordo-quadro che faccia da fondamento ad una soluzione di pace». Israele insiste per essere riconosciuto dalla controparte palestinese come "Stato ebraico": una formula che esclude che profughi palestinesi possano stabilirsi un giorno nel suo territorio.

Sulla controversa questione della moratoria nei progetti edili ebraici in Cisgiordania - che dovrebbe concludersi a fine settembre - Israele non intende accettare imposizioni dall’esterno, ma, ha sottolineato il premier,«non c’è nemmeno l’obbligo di costruire tutte le 19 mila unità abitative che abbiamo sul tavolo». I dirigenti palestinesi parteciperanno a Sharm el-Sheikh al vertice con il presidente Hosni Mubarak e con il Segretario di stato degli Stati Uniti Hillary Clinton.

Intanto vi è stata un’improvvisa escalation di violenza ai margini della striscia di Gaza. In mattinata vi è stato il lancio di due razzi palestinesi verso il Neghev, il quinto attacco del genere negli ultimi giorni. In giornata poi vi sono stati scontri a fuoco tra una pattuglia di confine israeliana e miliziani palestinesi che hanno sparato anche colpi di mortaio. Secondo fonti palestinesi, è entrata in azione pure l’artiglieria di Israele che a Gaza ha centrato un’abitazione uccidendo un anziano, un ragazzo di 14 anni e una terza persona. Ci sarebbero anche tre feriti.

Per Netanyahu «Noi diciamo che la soluzione dei due Stati per i due popoli, significa che occorre puntare a due Stati nazionali: uno Stato nazionale ebraico ed uno Stato nazionale palestinesè». «Con mio dolore non ho ancora sentito dai palestinesi la frase: "Due Stati per i due popoli". Si limitano a parlare di "due Stati"...». Invece, ha insistito Netanyahu, occorre che i palestinesi riconoscano che «Israele, che pure garantisce diritti civili eguali indistintamente per tutti i suoi cittadini, non è solo uno Stato per gli ebrei che vi abitano, ma uno Stato per gli ebrei in generale, per il popolo ebraico».

La sua posizione, comunque, è molto contestata dagli stessi israeliani. I coloni israeliani sono pronti a dichiarare «guerra» al primo ministro Benjamin Netanyahu. Per il Jerusalem Post il problema è l'intenzione di offrire un congelamento parziale delle costruzioni agli insediamenti ai palestinesi quando il 30 settembre scadrà la moratoria concessa dal suo governo alla fine dello scorso anno. Lo riporta il . «Se Netanyahu continuerà il congelamento, considereremo ciò come una dichiarazione di guerra» ha detto Gershon Mesika, capo del Consiglio regionale della Samaria. «Faremo tutto il possibile per rovesciare il primo ministro, perché dal nostro punto di vista non ci saranno differenze tra Netanyahu, Tzipi Livni, Ehud Barak e Balad».

Schierato con i coloni c’è il ministro delle Infrastrutture israeliano Uzi Landau, il quale sostiene che se continuerà la moratoria sarà a rischio il processo di pace con i palestinesi, perchè Netanyahu perderà di credibilità. E «la credibilità è la chiave per il successo dei colloqui» di pace, ha detto Landau.

Fonti israeliane, citate da Haaretz, riferiscono però che Netanyahu è disposto a seguire la stessa linea adottata dal suo predecessore, Ehud Olmert, che nel 2007, prima del vertice di Annapolis, si era accordato con l’amministrazione Bush per un congelamento parziale nelle colonie in Cisgiordania. L’accordo prevedeva anche che Israele avrebbe potuto costruire nuove case senza limiti nei quartieri ebraici di Gerusalemme Est, ma non avrebbe invece costruito nei quartieri arabi. Sotto il governo Olmert, più del 90% delle costruzioni furono eseguite nei principali blocchi di insediamenti, Maaleh Adumim, Gush Etzion e Ariel.

Domani Netanyahu incontrerà il presidente palestinese Abu Mazen per il secondo round di colloqui diretti. Ci saranno anche il segretario di Stato Usa Hillari Clinton e il presidente egiziano Hosni Mubarak. I palestinesi hanno ribadito che se il congelamento non sarà prorogato usciranno dal negoziato di pace, riavviato il 2 settembre a Washington.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201009articoli/58515girata.asp

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