mercoledì 22 aprile 2009

IL BIVIO IRANIANO

di Salvatore Falzone (pubblicato su Obiettivo Affari&Notizie, Anno XXI - n. 368 - 23 aprile 2009)

Bisogna lavorare per la costruzione della pace nel mondo

L’apparizione del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, alla Conferenza dell’ONU sul razzismo “Durban II”, ha lasciato il segno.

Ahmadinejad non ha perso occasione per attaccare Israele bollandolo come “Stato razzista che governa nella Palestina occupata”.

Il presidente iraniano, ovviamente, dimentica la Risoluzione ONU 181 del ’47 che prevedeva la spartizione della Palestina storica in due stati: Stato arabo di Palestina e Stato di Israele. E dimentica che tale Risoluzione fu rifiutata interamente dagli arabi i quali mossero guerra. Alla fine del primo conflitto arabo-israeliano la situazione dei palestinesi fu paradossale “anzi il popolo di Palestina si trovò pesantemente condizionato dalla presenza e dai calcoli politici delle nazioni alle quali chiese aiuto”. (Salvatore Falzone, Nel nostro tempo tra terrorismo e conflitto israelo-palestinese, ed. Bonfirraro 2007, pag. 39)

In realtà i leader della Repubblica Islamica non sono nuovi alle accuse contro Israele. Basti ricordare le diverse conferenze che Teheran ha promosso contro lo Stato ebraico. E’ dall’ottobre del 2005, prima Conferenza dell’era Ahmadinejad, Conferenza su “Un mondo senza sionismo”, che il presidente auspica la sparizione d’Israele dalla carta geografica del Medio Oriente in quanto lo paragona ora ad un elemento estraneo alla società mediorientale, ora ad un male incurabile che deve essere estirpato! E in occasione della “Quarta conferenza internazionale a sostegno della Palestina, modello di resistenza”, che si è tenuta a Teheran il 3 marzo scorso, sia la Guida spirituale, Alì Khamenei, che il Presidente Ahmadinejad, hanno pesantemente attaccato Israele con discorsi paragonabili alle follie e bestialità del regime nazista di Hitler.

“La missione del sionismo è quella di minacciare costantemente il mondo, di impedire il progresso delle nazioni, di preparare il terreno per la presa in possesso della regione e del resto del mondo da parte di quelle superpotenze, di seminare divisioni, di aprire al mercato delle armi occidentali, di depredare le risorse dei popoli oppressi ed anche di prendere il controllo sui popoli di Europa e America. In effetti il regime sionista è la spada avvelenata al servizio della rete del sionismo globale e delle arroganti potenze nella nostra regione e nel mondo intero.” (www.israele.net)

Una retorica che non aiuta per niente la stabilizzazione dell’intera regione e facilita l’attività di scontro messe in atto da Hamas e Hezbollah, organizzazioni appoggiate dall’Iran. La guerra d’estate 2006 tra Hezbollah e Israele e gli scontri durante l’Operazione “Pioggia d’estate del 2006 e l’Operazione “Piombo fuso” del 2008-2009 nascono da una volontà di perpetuare il circolo vizioso di attacco- rappresaglia –guerra.

Questa aggressività dipende dal fatto che oggi la Repubblica Islamica si trova in una situazione di isolamento internazionale e di avere gravi problemi interni quali l’alto tasso di disoccupazione, inflazione e una società, specie tra i più giovani, stanca della retorica del regime.

Una prova delle difficoltà in cui versa l’Iran è data dalle manifestazioni organizzate dai vari apparati che invocano “morte all’America e a Israele”. Esse non sono altro che delle manovre propagandistiche organizzate per dare un’apparenza di unità e mascherare il malcontento della gente. Nel mese di giugno si terranno le elezioni presidenziali alle quali la politica fallimentare di Ahmadinejad dovrà sottoporsi al giudizio popolare. Si spera che la popolazione partecipi senza lasciare il proprio diritto di decidere sul proprio futuro alle parti estremiste. Il popolo iraniano è chiamato a traghettare il paese verso quelle scelte pacifiche, tanto auspicate dal Presidente Usa Obama, per dimostrare la forza del popolo e la grandezza della civiltà iraniana.