martedì 29 maggio 2012

Siria, la linea dura dei Paesi europei, espulsi gli ambasciatori di Damasco

Roma, Londra, Berlino e Parigi reagiscono al massacro di Hula. L'Onu diffonde altri dettagli: civili giustiziati e donne stuprate Roma Si intensifica la pressione internazionale sul regime di Assad. L'Occidente espelle gli ambasciatori del regime siriano di Bashar al-Assad dopo l’atroce massacro di Hula, che ha causato la morte di oltre 100 persone, tra cui moltissimi bambini. Mentre l’inviato speciale dell’Onu, Kofi Annan, nel corso di un incontro a Damasco con il presidente Assad, ha chiesto con forza «passi coraggiosi, non domani ma ora, per l’attuazione del piano» di pace. «Ciò vuol dire - ha avvertito Annan - che il governo e tutte le milizie filogovernative devono fermare tutte le operazioni militari». La strage dei bambini, come ha scritto più di qualche osservatore, può davvero rappresentare il punto di svolta della crisi siriana. Moltissimi Paesi europei - tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna - hanno deciso oggi di espellere in modo coordinato i rappresentanti diplomatici di Damasco, dichiarandoli ’persona non gratà. Stessa cosa hanno fatto gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia. In una nota diffusa a Washington, la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland, ha precisato che l’incaricato d’affari siriano (l’ambasciatore era già stato richiamato a Damasco per consultazioni) ha 72 ore di tempo per lasciare gli Stati Uniti. Mentre il presidente francese, Francois Hollande, ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatrice siriana (che di fatto non lascerà il Paese in quanto è anche ambasciatrice all’Unesco) e l’organizzazione della terza conferenza degli «Amici del popolo siriano» a inizio luglio a Parigi. «Assad‚ l’assassino del suo popolo. Deve lasciare il potere», ha detto il capo del Quai d’Orsay, Laurent Fabius, intervistato dal quotidiano Le Monde. Mentre il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha scritto su twitter che «dopo gli orrori di Hula», l’espulsione degli ambasciatori rappresenta un «messaggio forte e inequivocabile al regime di Damasco. Basta violenze». «Una cosa è chiara e non solo dal massacro di Hula: con Assad la Siria non ha alcun futuro. Si deve fare strada a un cambiamento pacifico», ha commentato il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle. Mentre il suo collega spagnolo, Jos‚ Manuel Garc¡a-Margallo, ha puntato il dito contro l«’inaccettabile repressione» del regime siriano e ha anche rinnovato l’appello a Damasco a «cogliere l’occasione offerta da piano Annan». In un duro e significativo intervento, anche il premier islamico conservatore turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito Assad che la pazienza della comunità internazionale ha «un limite». Parlando davanti al gruppo parlamentare del suo partito, l’Akp, Erdogan ha denunciato il «disumano massacro» di Hula, attribuito oggi dall’Onu alle milizie filo-Assad. Il premier turco ha denunciato la «crudeltà» del regime, avvertendo che «c’è un limite alla pazienza e, grazie a Dio, anche alla pazienza del consiglio di sicurezza Onu». Mentre il Consiglio nazionale siriano (Cns), il principale movimento di opposizione al regime di Damasco, ha salutato l’espulsione dei diplomatici, chiedendo che il Consiglio di Sicurezza autorizzi il ricorso alla forza contro il regime. Prospettiva - almeno al momento - irrealizzabile per il veto di Cina e Russia, alleati di Damasco. La maggior parte dei Paesi occidentali, avevano già chiuso le loro rispettive rappresentanze diplomatiche a Damasco durante la repressione a Homs da parte delle truppe filogovernative siriane. Al di là del massacro di Hula - le testimonianze dei sopravvissuti raccolte dall’Onu parlano di vere e proprie ’esecuzioni sommariè - in Siria la repressione del regime miete vittime tutti i giorni, nonostante l’entrata in vigore (molto teorica), lo scorso 12 aprile, del ’cessate il fuocò compreso nel piano Annan. In 14 mesi, le violenze hanno causato la morte di 13mila persone, di cui 1.800 dal 12 aprile, secondo i dati dell’osservatorio siriano sui diritti umani. Intanto dall'Onu arrivano i primi elementi dell'inchiesta sul massacro di Hula che evidenziano le gravissime responsabilità di Damasco. La maggior parte delle vittime non sono infatti state colpite dall'artiglieria, come si riteneva in un primo momento, ma passate per le armi in esecuzioni sommarie, avvenute casa per casa. «Famiglie intere sono state sterminate», ha affermato un portavoce dell'ufficio dell'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani. Dei 108 morti (dei quali 49 erano bambini e 34 donne), meno di 20 sono morti sotto le bombe; il resto sono state vittime di esecuzioni sommarie, «compresa la gran parte dei bimbi assassinati». http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/456150/

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