mercoledì 23 febbraio 2011

Il Colonnello e lo spettro del golpe




PROSPETTA QUESTO SCENARIO il centro studi americano Stratfor

Gheddafi e la Libia: come è avvenuto a Tunisi e al Cairo, anche a Tripoli si potrebbero verificare cambi di alleanza.


WASHINGTON – Un gruppo di ufficiali potrebbe rovesciare Muammar Gheddafi? Gli esperti di questioni libiche dubitano che le forze armate ne abbiano la capacità ma il centro studi americano Stratfor, con buoni agganci nel mondo dell’intelligence, ha prospettato questo scenario. Il primo passo sarebbe l’imposizione da parte dell’Onu della no-fly zone sui cieli della Libia. Misura che impedirebbe a Gheddafi di usare i caccia e, soprattutto, gli elicotteri. A questo punto i golpisti uscirebbero allo scoperto, costituendo un comitato simile a quello che portò alla deposizione del re e alla salita al potere di Gheddafi nel lontano 1969. Quella di Stratfor è una teoria in un quadro piuttosto confuso, dove le informazioni sicure sono poche. Come è avvenuto a Tunisi e al Cairo, anche a Tripoli si potrebbero verificare cambi di alleanza.

L’EST – Nelle regioni orientali, al confine con l’Egitto, ci sono i ribelli: giovani, attivisti, professionisti e veterani della politica (monarchici compresi). Controllano importanti sezioni degli impianti petroliferi e del gas. Al loro fianco reparti dell’esercito ammutinatisi dopo i primi giorni di violenza. A Derna e Al Bayda è marcata la presenza degli islamisti, sia moderati che radicali.

L’OVEST – Nelle regioni occidentali Gheddafi ha un controllo parziale. Gli scontri in alcuni quartieri di Tripoli dimostrano che anche la capitale è a rischio. La residenza di Bab El Azizia, da dove il Colonnello lancia i suoi proclami, rappresenta l’ultima trincea. Un secondo avamposto è invece nel Fezzan, dove si troverebbe Khamis, il figlio del raìs, comandante dell’omonima Brigata.

LE TRIBÙ – La maggioranza delle tribù sembra aver preso le distanze dal dittatore. Tra le “famiglie” dissidenti vi sono anche quelle che hanno offerto in questi anni gli uomini per le forze di sicurezza (come la Magariha). Gheddafi conta sul suo clan e spera di potersi comprare la fedeltà degli altri o comunque di dividerli.

L’ESERCITO – Sempre relegato in secondo piano, mai efficiente, diviso, ha dovuto cedere il passo alle molte polizie segrete. Negli ultimi giorni si è sostenuto che almeno dieci membri del consiglio militare avrebbero preso posizione contro il raìs. Un’insubordinazione accompagnata dal rifiuto di diverse unità (aeree, navali, terrestri) di partecipare al massacro. Clamoroso il caso del ministro dell’Interno Younes Al Obeidi: il dittatore lo ha dato per ammazzato a Bengasi, invece è vivo e si è dimesso invitando i militari a far fronte comune con i manifestanti. E’ in questa fronda crescente che – secondo alcuni – potrebbe nascere la spinta per un golpe.

I PRETORIANI – Gheddafi, nel suo discorso, ha usato termini da ultima battaglia. Per sostenerla può contare sugli apparati di sicurezza – ma non è chiaro quanti uomini gli siano rimasti fedeli – e sui mercenari fatti arrivare dai paesi arabi e africani (impossibile stimarne il numero). Come i figli di Saddam, anche quelli di Muammar hanno un compito nella difesa del regime. Khamis comanda la sua Brigata, così come il fratello rivale Muatassim che ha voluto costituire la sua milizia. C’è poi l’unità Al Saika e gli agenti del Mukhabarat. Un ruolo importante potrebbe avere Abdullah Al Senussi, l’uomo che da tempo gestisce i servizi. Le ultime notizie sostengono che sia stato lui a salvare Khamis circondato dai ribelli nell’aeroporto di Al Bayda.

Guido Olimpio
23 febbraio 2011

http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_23/libia-varie-posizioni-olimpio_cdd9ab38-3f17-11e0-ad3f-823f69a8e285.shtml

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