Il governo di unità nazionale in Libano è in crisi. Dieci ministri di Hezbollah si sono dimessi nel giorno in cui il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, riceve alla Casa Bianca il primo ministro libanese, Saad Hariri, per discutere, tra l'altro, dell'inchiesta internazionale sulla morte del padre di Saad, Rafik, ucciso nel 2005 in un attentato. Il verdetto del Tribunale speciale per il Libano dovrebbe arrivare a breve e la condanna del "Partito di Dio" è altamente probabile. Per questo i ministri di Hezbollah hanno abbandonato l'esecutivo.
Hezbollah lascia governo
Dieci ministri dell'opposizione libanese guidata dal movimento sciita Hezbollah hanno presentato poco fa le dimissioni, aprendo così ufficialmente la crisi del governo di unità nazionale del premier Saad Hariri. L'annuncio, in diretta televisiva, è stato dato da uno dei ministri dimissionari, mentre il premier Saad Hariri arrivava alla Casa Bianca a Washington per un incontro con il presidente Barack Obama.
L'apertura di una crisi di governo (che conta 30 ministri) era già nell'aria ieri sera, quando esponenti dell'opposizione avevano affermato che l'iniziativa avviata a luglio da Siria e Arabia Saudita per superare lo stallo politico in Libano «è giunta ad un punto morto».
Uno stallo provocato dal braccio di ferro con il movimento Hezbollah sulla richiesta al premier Hariri di interrompere la collaborazione con il Tribunale speciale per il Libano (Tsl) che indaga sull'assassinio nel 2005 dell'ex premier Rafik Hariri.
Il Tsl ha sede in Olanda ed è presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese, e prevedibilmente nelle prossime settimane dovrebbe giungere all'incriminazione di alcuni membri dello stesso Hezbollah. Questa mattina, i ministri dell'opposizione avevano esplicitamente minacciato di dimettersi se non fosse stata accolta la loro richiesta di convocare una riunione dell' esecutivo per prendere una decisione relativa proprio alla questione del Tribunale internazionale, che Hezbollah definisce «un progetto israeliano» per screditarlo.
L'Iran non riconosce verdetto
Sayyed Nasrallah, leader del partito radicale sciita, ha aggiunto che non permetterà nessun arresto dei membri della sua organizzazione. Anche l'Iran nelle scorse settimane è sceso in campo a fianco degli Hezbollah: l'ayatollah Khamenei ha affermato che il verdetto del tribunale Onu sarà «nullo e privo di valore». Malgrado il pressing di Hezbollah il premier Saad Hariri ha rifiutato di disconoscere il Tribunale speciale. Di qui la minaccia di aprire una crisi politica, giunta oggi da Hezbollah.
Obama sostiene Hariri jr.
I rischi della situazione libanese verranno discussi oggi nell'incontro alla Casa Bianca. Obama «incontrerà oggi il primo ministro Hariri per parlare del sostegno Usa alla sovranità, indipendenza e stabilità del Libano», ha spiegato il portavoce Robert Gibbs. Il presidente americano ha discusso per telefono della crisi libanese anche con il re saudita Abdallah, che si trova a New York dove è stato sottoposto recentemente a un'operazione chirurgica.
Analoghi colloqui si sono svolti tra il primo ministro Hariri e il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, la quale si è definita «fortemente preoccupata per gli attuali tentativi di destabilizzare il Libano».
http://www.ilsole24ore.com/art/notiz...?uuid=AYaQKCzC
La minaccia del terrorismo internazionale connota l'attuale fase di trasformazione del sistema politico internazionale. Una ricostruzione delle vicende storico-politiche che hanno scosso l'intero pianeta. Da una parte lo Stato d'Israele e dall'altra la nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese, dietro l'affermarsi del terrorismo.
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mercoledì 12 gennaio 2011
domenica 2 gennaio 2011
L'Onu verso la condanna di Hezbollah per l'omicidio Hariri. Iran: la sentenza non ha valore
L'Iran sta preparando la reazione all'imminente sentenza del tribunale speciale dell'Onu per il Libano sull'uccisione dell'ex primo ministro libanese Rafik Hariri. L'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema di Teheran, lunedì ha detto che la sentenza del tribunale dell'Onu (che ha puntato il dito accusatore prima sulla Siria e poi su Hezbollah) «è nulla e priva di valore».
Anche Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione – secondo quanto riporta il giornale libanese The Daily Star e la Press Tv iraniana – in cui accusa il Tribunale speciale dell'Onu di «preparare una falsa sentenza che coinvolgerebbe alcuni membri di Hezbollh stesso» nell'assassinio dell'ex primo ministro Rafik Hariri. Sayyed Nasrallah, leader di Heazbolah, ha poi aggiunto che non permetterà nessun arresto di alcun membro della sua organizzazione.
Pronta la reazione del figlio di Hariri, Saad, oggi primo ministro libanese che ha detto di rispettare le posizioni della Guida suprema iraniana Ali Khamenei ma «che le risoluzioni internazionali sono risoluzioni internazionali» e quindi vanno rispettate.
Hariri si è già recato recentemente a Damasco - secondo fonti riservate - per invitare la Siria e proseguire nell'opera di mediazione insieme ai sauditi per evitare lo scoppio di nuovi conflitti nella regione.
Ma Teheran ha deciso, in vista del prossimo incontro a Istanbul sul suo controverso piano nucleare, di soffiare sul fuoco e in occasione della sentenza del tribunale dell'Onu (data ormai per imminente dagli iraniani) per minacciare di far esplodere la protesta prima a Beirut, dove alcuni analisti paventano addirittura un colpo di stato per imporre uno stato islamico con a capo Nasrallah e cacciare i filo-occidentali) e poi far aumentare la tensione al confine con Israele e far naufragare senza appello i negoziati di pace israelo-palestinesi.
Non a caso nel corso del suo recente viaggio in Libano il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha chiarito cosa intenda quando definisce il sud del Libano «la frontiera dell'Iran con Israele». In conferenza stampa nel palazzo presidenziale di Baabda Ahmadinejad ha detto che «è necessario liberare la Palestina, occorre porre fine all'occupazione israeliana delle terre palestinesi, siriane e libanesi, in caso contrario l'area non vedrà mai la luce». Retorica populista per accreditarsi presso le masse arabe e sunnite?
Può darsi, ma resta il fatto che Ahmadinejad in Libano si è comportato come un signore in visita al suo feudo che non tollererà una sentenza che metterebbe sul banco degli accusati proprio Hezbollah, il suo fedele alleato nel paese dei cedri. Ecco perché da Teheran la guida suprema Khamenei ha messo le mani avanti dichiarando in anticipo «nullo e senza valore» il prossimmo verdetto del tribunale speciale dell'Onu. In caso contrario Teheran è pronta a dar fuoco alle polveri al confine meridionale.
Vittorio Da Rold, http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-12-31/lonu-condanna-hezbollah-lomicidio-110922.shtml?uuid=AYBPqxvC
Anche Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione – secondo quanto riporta il giornale libanese The Daily Star e la Press Tv iraniana – in cui accusa il Tribunale speciale dell'Onu di «preparare una falsa sentenza che coinvolgerebbe alcuni membri di Hezbollh stesso» nell'assassinio dell'ex primo ministro Rafik Hariri. Sayyed Nasrallah, leader di Heazbolah, ha poi aggiunto che non permetterà nessun arresto di alcun membro della sua organizzazione.
Pronta la reazione del figlio di Hariri, Saad, oggi primo ministro libanese che ha detto di rispettare le posizioni della Guida suprema iraniana Ali Khamenei ma «che le risoluzioni internazionali sono risoluzioni internazionali» e quindi vanno rispettate.
Hariri si è già recato recentemente a Damasco - secondo fonti riservate - per invitare la Siria e proseguire nell'opera di mediazione insieme ai sauditi per evitare lo scoppio di nuovi conflitti nella regione.
Ma Teheran ha deciso, in vista del prossimo incontro a Istanbul sul suo controverso piano nucleare, di soffiare sul fuoco e in occasione della sentenza del tribunale dell'Onu (data ormai per imminente dagli iraniani) per minacciare di far esplodere la protesta prima a Beirut, dove alcuni analisti paventano addirittura un colpo di stato per imporre uno stato islamico con a capo Nasrallah e cacciare i filo-occidentali) e poi far aumentare la tensione al confine con Israele e far naufragare senza appello i negoziati di pace israelo-palestinesi.
Non a caso nel corso del suo recente viaggio in Libano il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha chiarito cosa intenda quando definisce il sud del Libano «la frontiera dell'Iran con Israele». In conferenza stampa nel palazzo presidenziale di Baabda Ahmadinejad ha detto che «è necessario liberare la Palestina, occorre porre fine all'occupazione israeliana delle terre palestinesi, siriane e libanesi, in caso contrario l'area non vedrà mai la luce». Retorica populista per accreditarsi presso le masse arabe e sunnite?
Può darsi, ma resta il fatto che Ahmadinejad in Libano si è comportato come un signore in visita al suo feudo che non tollererà una sentenza che metterebbe sul banco degli accusati proprio Hezbollah, il suo fedele alleato nel paese dei cedri. Ecco perché da Teheran la guida suprema Khamenei ha messo le mani avanti dichiarando in anticipo «nullo e senza valore» il prossimmo verdetto del tribunale speciale dell'Onu. In caso contrario Teheran è pronta a dar fuoco alle polveri al confine meridionale.
Vittorio Da Rold, http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-12-31/lonu-condanna-hezbollah-lomicidio-110922.shtml?uuid=AYBPqxvC
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