lunedì 29 marzo 2010

Hamas ricorda a tutti che esiste ancora, e controlla Gaza

di Amos Harel e Avi Issacharoff


L’imboscata palestinese di venerdì scorso in cui sono morti due soldati israeliani e un terrorista palestinese costituisce un doloroso promemoria del problema che tutti cercano di dimenticare: la striscia di Gaza.
Fino a venerdì anche a Israele conveniva ignorare la dura realtà di Gaza e la bomba ad orologeria che essa è diventata. Autorità Palestinese e Stati Uniti si sono comportati come se l’unico problema che minaccia il processo di pace fra israeliani e palestinesi fosse quello degli insediamenti (e delle abitazioni ebraiche a Gerusalemme). Ma la situazione reale è un tantino differente. Un milione e 400mila palestinesi vivono nella striscia di Gaza sotto dure condizioni economiche e sotto il controllo di Hamas. Hamas non accetterà di sgombrare quel territorio tanto presto, neanche se Israele e Autorità Palestinese firmassero domani un accordo di pace. Così, nel contesto di questo gioco al fare “come se”, il governo può continuare a immaginare un accordo sulla base del principio “due stati per due popoli”, ma in pratica non c’è ancora nessuna soluzione per i problema di Gaza.
La tempistica dell’attentato di venerdì era ideale, per Hamas. Un giorno prima dell’apertura del summit della Lega Araba, dove non s’è nessuna rappresentanza di Hamas, gli stati arabi hanno ricevuto una sanguinoso memento dell’esistenza dell’organizzazione, e i mass-media arabi hanno dato più attenzione a ciò che accadeva a Gaza che al summit dei leader arabi.
I recenti scontri a fuoco, tuttavia, non significano che Hamas abbia interesse a fomentare adesso una guerra. Non v’è dubbio che Hamas è soddisfatta della rinnovata attenzione che i mass-media hanno dato a un territorio che aveva cessato di stare al centro dell’attenzione mondiale, ma non sembra che, a questo punto, vi sia la volontà da parte di Hamas di innescare una vera escalation. L’organizzazione islamista palestinese è principalmente interessata a ricordare a Israele. Autorità Palestinese e Stati Uniti che esiste ancora.
Uno dei problemi che Hamas deve oggi affrontare è che non ha quasi nulla da offrire agli abitanti della striscia di Gaza, a parte forse jihad (guerra santa) e istishhad (atto di martirio). Non è nemmeno certo che sia stata Hamas a riuscire a colpire i soldati delle Forze di Difesa israeliane vicino al confine dal momento l’attacco è stato rivendicato da ben quattro diverse organizzazioni palestinesi. Comunque, il fatto stesso che Hamas si sia attribuita il “merito” dell’incidente attesta la sua necessità di districarsi dal cono d’ombra dell’attenzione internazionale in cui la striscia di Gaza era finita.
Era be triset, sabato scorso, vedere le immagini via satellite da Gaza con diverse centinaia di abitanti palestinesi del nord della striscia che marciavano con volti impassibili verso l’abitazione del comandante di Hamas Mahmoud al-Mabhouh ucciso in Dubai, apparentemente per “celebrare” l’enorme “successo” militare consistente nell’aver ammazzato due soldati israeliani. In effetti non resta loro molto altro da celebrare, a Gaza.

(Da: Ha’artez, 28.3.10)
http://www.israele.net/articolo,2785.htm

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